Nell’Anno di San Giuseppe il dono delle Indulgenze
Nella ricorrenza, l’8 dicembre u.s., dei 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX, mosso dalle gravi e luttuose circostanze in cui versava una Chiesa insidiata dall’ostilità degli uomini, dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Universale, la Penitenzieria Apostolica ha emanato un Decreto in cui offre la possibilità fino all’8 dicembre 2021 di ricevere speciali Indulgenze legate alla figura di San Giuseppe. Particolare attenzione viene rivolta a chi soffre in questo tempo di emergenza sanitaria.
Il Decreto aiuta a far risaltare come San Giuseppe, sia un “tesoro” preziosissimo che la Chiesa continua a scoprire. È l’immagine straordinaria del “custode di Gesù”. Papa Francesco gli ha dedicato uno speciale Anno, a 150 anni dalla proclamazione a Patrono della Chiesa Universale. L’Indulgenza plenaria fino all’8 dicembre 2021 la potranno lucrare alle consuete condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Papa quei fedeli che, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, parteciperanno all’Anno di San Giuseppe nelle occasioni e con le modalità indicate da questa Penitenzieria Apostolica.
San Giuseppe “autentico uomo di fede”
San Giuseppe ci invita a riscoprire il rapporto filiale col Padre, difatti chi mediterà “per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro”, oppure prenderà parte a un Ritiro Spirituale di almeno una giornata “che preveda una meditazione su San Giuseppe” potrà beneficiare di questo speciale dono.
Un’opera di misericordia nel nome dell’”uomo giusto” (cf. Mt 1,29)
Inoltre si potrà ottenere l’Indulgenza compiendo “un’opera di misericordia corporale o spirituale”, sull’esempio di San Giuseppe, “depositario del mistero di Dio”, che “ci sprona a riscoprire il valore del silenzio, della prudenza e della lealtà nel compiere i propri doveri”. “La virtù della giustizia, praticata in maniera esemplare da Giuseppe […] è “legge di misericordia” perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia”.
La preghiera in famiglia e tra fidanzati
Recitare il Rosario in famiglia e tra fidanzati è uno dei modi per ottenere tale ‘dono’. San Giuseppe è stato “sposo della Beata Vergine Maria, padre legale di Gesù” e custode della famiglia di Nazareth. Da qui l’invito da parte della Penitenzieria Apostolica alle famiglie cristiane perché ricreino “lo stesso clima di intima comunione, di amore e di preghiera che si viveva nella Santa Famiglia”
Fiducia sicura per trovare un lavoro e soprattutto un lavoro dignitoso
Chi invocherà l’”Artigiano di Nazareth” con fiducia per trovare un lavoro e perché questo sia dignitoso per tutti, potrà ottenere l’Indulgenza plenaria, estesa anche a chi “affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe”. Proprio il 1° maggio 1955, il Servo di Dio Pio XII aveva istituito la festa di San Giuseppe “con l’intento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro, e che questa ispiri la vita sociale e le leggi, fondate sull’equa ripartizione dei diritti e dei doveri”.
Una preghiera per la Chiesa perseguitata
Il Decreto della Penitenzieria Apostolica concede l’Indulgenza plenaria “ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche”. Preghiere a favore “della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione” perché, come viene riportato nel testo parole recitate da Papa Francesco durante l’Angelus del 29 dicembre 2013: “la fuga della Santa Famiglia in Egitto ci mostra che Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l’abbandono”.
L’Universalità del Patrocinio di San Giuseppe sulla Chiesa
Nel Decreto si ricorda l’Universalità del patrocinio di San Giuseppe sulla Chiesa, riportando le parole di Santa Teresa d’Ávila che lo riconobbe più di altri Santi capace di soccorrere in moltissime necessità. Questa tesi di Santa Teresa d’Ávila venne rafforzata da San Giovanni Paolo II affermando che la figura di San Giuseppe “acquista una rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano”.
Altre occasioni per ottenere l’Indulgenza plenaria riguardando “qualsivoglia orazione legittimamente approvata o atto di pietà in onore di San Giuseppe” ad esempio: “A te, o Beato Giuseppe”, specialmente “nelle ricorrenze del 19 marzo e del primo maggio, nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nella Domenica di San Giuseppe (secondo la tradizione bizantina), il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del Santo secondo la tradizione latina”.
Il conforto in questo tempo di emergenza sanitaria
Non si poteva tralasciare l’attenzione a chi soffre in questa emergenza sanitaria. Nel Decreto si rende noto che “il dono dell’Indulgenza plenaria è particolarmente esteso agli anziani, ai malati, agli agonizzanti e a tutti quelli che per legittimi motivi siano impossibilitati ad uscire di casa”. Chi reciterà “un atto di pietà in onore di San Giuseppe offrendo con fiducia a Dio i dolori e i disagi della propria vita” potrà ricevere questo ‘dono’ “con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene”.
Il ruolo dei sacerdoti provvisti delle opportune facoltà
L’esortazione finale “prega vivamente che tutti i sacerdoti provvisti delle opportune facoltà, si offrano con animo disponibile e generoso alla celebrazione del sacramento della Penitenza e amministrino spesso la Santa Comunione agli infermi”. Questo “affinché il conseguimento della grazia divina attraverso il potere delle Chiavi sia pastoralmente facilitato”